È possibile convertire la cantina in un’abitazione, a condizione che il regolamento contrattuale vieti solo la trasformazione del locale in ristoranti, bar, studi medici e veterinari. Il Tribunale di Roma ha stabilito questa sentenza nel numero 8244/17, pubblicata ad aprile, in cui il giudice ha parzialmente accolto la richiesta di un condomino, ordinando solo la rimozione dei lavori che coinvolgevano le parti comuni.
Il Tribunale ha stabilito che le clausole regolamentari che limitano i diritti dei condomini riguardo alle proprietà esclusive o comuni sono legalmente vincolanti solo se sono contenute nel regolamento contrattuale accettato da tutti i condomini.
Le norme del regolamento, d’altra parte, disciplinano solo l’uso delle parti comuni, che sono vincolanti anche se non sono accettate da tutti i condomini, poiché “hanno un valore regolamentare e possono essere modificate secondo le maggioranze previste dall’articolo 1136 del codice civile”. Per quanto riguarda le clausole del regolamento contrattuale che limitano i diritti esclusivi dei condomini, affinché siano efficaci, il regolamento “deve essere accettato o opponibile e deve essere trascritto secondo l’articolo 2643, numeri 1, 3 e 4 del codice civile presso l’ufficio del registro immobiliare, fornendo una pubblicità dichiarativa che consente a terzi di conoscere gli oneri reali e le servitù reciproche imposte dagli immobili dal regolamento”.
Dipende dal caso specifico preso in considerazione. Se il regolamento contrattuale stabilisce che i locali al piano terra e le cantine possono essere utilizzati come depositi e negozi, con divieto esplicito per alcune attività, e se tale regolamento è stato accettato anche dal condomino proprietario della cantina, non ci sarebbe alcun divieto per la trasformazione del locale.
Quindi, secondo questi principi, le modifiche apportate dal proprietario della cantina sono legali, a meno che non abbiano un impatto negativo sull’aspetto architettonico e sulle parti comuni dell’edificio, in tal caso sarebbero da rimuovere.